Guidati dal parroco don Carmine Vitolo si prega il Santo Rosario alla Vergine Maria, il Rosario a Santa Rita e poi c’è la Messa.
I “Giovedì di Santa Rita” per commemorare i 15 anni in cui la Santa ha portato il segno dei patimenti di Cristo, ovvero la spina nella fronte. ma anche per affidarsi alla sua intercessione e riflettere sulla sua esperienza di santità.
La parrocchia Santi Simone e Giuda di Nocera Inferiore promuove questo intenso momento di preghiera e devozione ogni giovedì. Il primo incontro c’è stato la scorsa settimana, giovedì 9 febbraio.
Si tratta di un percorso di spiritualità che accompagnerà i tanti devoti di santa Rita verso la celebrazione della festa che ricorre il 22 maggio.
L’appuntamento è il giovedì pomeriggio, a partire dalle ore 17.00, nella comunità del rione Casolla, parrocchia dove è fortissima la devozione alla Santa di Cascia. Una realtà che è di riferimento comprensoriale per il culto a santa Rita.
«Ci ritroviamo il giovedì pomeriggio per i “Giovedì di Santa Rita” per pregare e affidare quanto abbiamo nel cuore all’intercessione della nostra Santa e per riflettere sulla sua vita di santità», spiega il parroco, don Carmine Vitolo.
Come pregare
Si prega il Santo Rosario alla Vergine Maria, il Rosario a santa Rita e poi c’è la Messa. Si ripeterà, quindi, la tradizionale invocazione: «Mentre Dio ne accorda vita/Diamo tutti laude a Rita./Sempre, sempre sia lodata/Rita in cielo coronata».
Il primo giovedì è andato molto bene, ma con il trascorrere delle settimane si farà sempre più forte la preghiera di invocazione per l’intercessione della Santa degli impossibili. Un appellativo che le è stato dato perché si ricorre alla sua intercessione nei casi che sembrano disperati.
Ed è questo l’auspicio del parroco: «Ci auguriamo che sempre più devoti di santa Rita si possano ritrovare in parrocchia per affidarsi alla sua intercessione. Noi li aspettiamo per accoglierli a braccia aperte».
Santa Rita da Cascia, «donna, sposa, madre, vedova e monaca», ha ricordato papa Francesco, e insieme modello di vita più che mai valido anche oggi.
«Le donne di oggi – ha ricordato il Santo Padre in occasione di una udienza generale–, sul suo esempio, possano manifestare il medesimo entusiasmo di vita e, al contempo, essere capaci dello stesso amore che ella riservò a tutti incondizionatamente».
La storia di santa Rita
Nata a Roccaporena nel 1381, figlia unica, Margherita Lotti coltivava fin da giovane il sogno di consacrarsi a Dio, ma fu destinata al matrimonio con un uomo violento.
La pazienza e l’amore di Rita lo cambiò, ma alla fine la sua vita fu spezzata nella violenza.
Morti anche i due figli, Rita, che convinse la famiglia del marito a non vendicarsi, decise di seguire il desiderio giovanile entrando nel monastero dell’Ordine di Sant’Agostino a Cascia. Morì nel 1447.
La rosa di santa Rita
Tradizionalmente la figura di santa Rita è collegata al dono di una rosa. il 22 maggio nella parrocchia di Nocera Inferiore ne vengono distribuite a migliaia.
La rosa perché, quando ormai prossima alla morte era costretta a letto e si nutriva pochissimo, ricevendo la visita di una cugina le chiese una rosa dall’orto.
La parente obiettò che si era in pieno inverno ma Rita insistette. Così rientrata a casa la parente, con grande stupore, trovò una bella rosa che colse portandola alla santa la quale la consegnò alle consorelle.
La spina di santa Rita
Devotissima alla Passione di Cristo, desiderò condividerne i dolori e questo costituì il tema principale delle sue meditazioni e preghiere.
Tant’è che nel 1432, mentre era in contemplazione davanti al Crocifisso, sentì una spina della corona di Cristo conficcarsi nella fronte.
Ciò le produsse una profonda piaga, che poi divenne purulenta e putrescente, costringendola ad una continua segregazione.
La ferita scomparve soltanto in occasione di un suo pellegrinaggio a Roma, fatto per perorare la causa di canonizzazione di san Nicola da Tolentino.
«Si era talmente immedesimata nella Croce, che Rita visse nella sofferenza gli ultimi quindici anni, logorata dalle fatiche, dalle sofferenze, ma anche dai digiuni e dall’uso dei flagelli, che erano tanti e di varie specie», si legge sul sito dell’Opera di Santa Rita di Roccaporena.