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«Insieme si può affrontare tutto»

Antonino e Anna si sono sposati il 24 marzo 2021. Il giorno dopo le nozze hanno scoperto che il bambino che aspettavano aveva una gravissima malformazione cardiaca. Hanno detto caparbiamente sì alla vita, nonostante molti consigliassero di abortire, affrontando con forza e coraggio il tempo della prova. A chi vive un dolore dicono: «Si può andare sempre avanti»

È una storia di apertura alla vita, nonostante le lacrime e il dolore che porta con sé, quella di Antonino Pollea ed Anna Somma. «Vogliamo raccontare la nostra storia per dire che si può andare sempre avanti nonostante le difficoltà», dicono i due sposi. 

Ventisette anni lui, autotrasportatore, 23 lei, addetta alla trasformazione agricola, vivono a San Valentino Torio. Avevano deciso di sposarsi il 18 giugno 2020. Il Covid-19 li ha costretti a rinviare il giorno delle nozze. 

Don Alessandro Cirillo

Quando si recano dal parroco di San Giacomo Maggiore Apostolo, don Alessandro Cirillo, per riprogrammare la data, nel grembo di Anna è già germogliata una vita. «Volevamo essere sposati quando sarebbe nato nostro figlio», raccontano. E così avviene. Il 24 marzo 2021 pronunciano il loro sì davanti a Dio nella chiesa madre di San Valentino Torio.

«Nonostante ci fosse la zona rossa, che non ci consentiva di festeggiare, abbiamo voluto comunque celebrare il Sacramento del matrimonio. In chiesa eravamo in dieci – ricordano – c’erano i genitori e i fratelli». «È stata dura, ma è stato bello comunque. Una celebrazione intima. Non c’è nostalgia dei preparativi e dei contorni. Siamo davvero contenti per come è andata», dice Anna. «Di quel giorno – affermano – ricordiamo l’emozione, perché è difficile indicare un momento specifico. È tutto da ricordare. Accanto a noi abbiamo sentito forte l’appoggio dei nostri genitori».

Una gioia soffocata da una triste notizia. Il giorno dopo le nozze gli sposini hanno in programma l’ecografia strutturale. Dall’esame emerge che il bambino è affetto da malformazione del ventricolo sinistro. Una doccia fredda. Comincia un calvario tra gli ospedali. Mamma e figlio sono presi in cura dai medici del Monaldi di Napoli. Dopo un mese e mezzo sono trasferiti a Bergamo «perché il bambino doveva essere sottoposto ad un intervento intrauterino per una valvoplastica». L’operazione riesce e si ritorna a Napoli. Arrivati a 38 settimane di gestazione, i medici partenopei decidono che è il momento del parto. Il 12 luglio, al policlinico dell’Università Federico II, viene alla luce Rosario.

Antonino ed Anna

Appena nato è sottoposto ad un primo intervento. L’operazione non va bene e dopo due giorni si riaprono le porte della sala operatoria del Monaldi per un’altra seduta chirurgica che dura 12 ore. Si accende un po’ di speranza, nonostante gli alti e bassi e nonostante il piccolo resti per 15 giorni a torace aperto. Rosario trascorre un mese e mezzo in terapia intensiva, dando dei segnali di miglioramento.

Mamma e papà lo vedono solamente due volte per 10 minuti. «Potevamo chiamare la mattina e la sera per sapere come stava», spiega Antonino.

Il 27 agosto accade l’irreparabile: «Quando chiamo – ricorda il papà – mi rispondono che Rosario aveva avuto una crisi respiratoria e stavano provando a rianimarlo da 45 minuti. Siamo corsi in ospedale». Rosario diventa un angelo. I giovanissimi genitori conservano solamente una foto, l’unica che gli hanno potuto scattare in occasione di una delle due visite. Il 28 agosto ci sono i funerali. Un tempo di grandissima prova, che dura tuttora, che li vede stretti a supportarsi reciprocamente. «Aver affrontato tutto da marito e moglie è stato un aiuto, una forza in più. Insieme si può affrontare tutto», dice Anna.

C’è stato anche chi ha consigliato di interrompere la gravidanza: «Tra questi il medico che ha fatto l’ecografia strutturale. Invece, al Monaldi – rammenta Antonino – ci hanno detto di decidere liberamente, loro non avrebbero mai smesso di seguirci e far sì che andasse tutto bene. Non abbiamo voluto decidere la morte di nostro figlio, l’abbiamo affidato al Signore. Eravamo pronti a fare di tutto, rimettendoci alla sua volontà».

Non è mai mancata la preghiera della comunità e il sostegno del parroco: «La fede li ha nutriti in questa esperienza totale di amore e di sacrificio, hanno accolto un figlio nonostante ci fossero grandi problemi.

Quando subito dopo il matrimonio sono venuti a raccontarmi cos’era accaduto – ricorda don Alessandro – non nego che mi è preso un grande dolore. Davanti a chi gli diceva di abortire hanno cercato conforto. Ho cercato di aiutare Antonino e Anna a considerare il dono inestimabile della vita ed oggi, dopo quel 27 di agosto, dico loro quanto è stato prezioso poter contemplare il frutto del loro amore anziché averlo abortito. Rosario è stato una meteora, una stella che ha illuminato per un momento la nostra vita. Il cuore di Rosario si è fermato, ma in quel mese e mezzo di vita ha illuminato quella di tutti noi e in particolare di Antonino e Anna. Rosario è un angelo che li accompagnerà sempre».

Una presenza che continua a rinsaldarli: «Non è stato facile. Ogni decisione l’abbiamo presa insieme. Quando ci siamo sposati, ci siamo giurati di stare insieme nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore. Lo abbiamo sperimentato subito! E a chi vive un momento di prova diciamo: non fatevi sopraffare, bisogna andare avanti. Guardiamo al futuro con speranza, grinta e fede», incoraggiano Antonino e Anna.

Una testimonianza concreta per la quale bisogna solamente dire grazie.

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