Mons. Giuseppe Giudice sceglie Compito in classe, bellissimo testo di Jacques Prévert per augurare buon anno scolastico alle famiglie, agli alunni, ai docenti e al personale non docente

 

Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici…
Ripetete! dice il maestro.

Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici.

Ma ecco l’uccello-lira
che passa nel cielo
il bambino lo vede
il bambino l’ascolta
il bambino lo chiama:
Salvami
gioca con me
uccello!
Allora l’uccello discende
e gioca con il bambino

Due e due quattro…
Ripetete! dice il maestro
e gioca il bambino
e l’uccello gioca con lui…

Quattro e quattro otto
otto e otto fan sedici
e sedici e sedici che fanno?

Niente fanno sedici e sedici
e soprattutto non fanno trentadue
in ogni modo
se ne vanno.

E il bambino ha nascosto l’uccello
nel suo banco
e tutti i bambini
ascoltano la sua canzone
e tutti i bambini
ascoltano la musica
e otto e otto a loro volta se ne vanno
e quattro e quattro e due e due
a loro volta abbandonano il campo
e uno e uno non fanno né uno né due
uno a uno egualmente se ne vanno.

E gioca l’uccello-lira
e il bambino canta
e il professore grida:
Quando finirete di fare i pagliacci!

Ma tutti gli altri bambini
ascoltano la musica
e i muri della classe
tranquillamente crollano.

E i vetri diventano sabbia
l’inchiostro ritorna acqua
i banchi ritornano alberi
il gesso ridiventa scoglio
la penna ridiventa uccello.

(Compito in classe di Jacques Prévert)

Carissimi,

per augurarvi un buon anno scolastico ho scelto questo stupendo testo di Jacques Prévert, Compito in classe.

I motivi sono diversi e, seduto con voi tra i banchi di scuola, ve ne spiego e ricordo alcuni. Innanzitutto, bisogna recuperare la grande passione per la scuola, dote necessaria a tutti: famiglie, alunni, docenti e personale non docente, per passare dall’idea di azienda al concetto di comunità educante. In un tempo di passioni sempre più tristi e commerciali, riappropriamoci della passione per la cultura, lo studio, l’approfondimento.

Che non è, come ti suggerisce sottovoce l’amico, una passione inutile. Senza cultura non abbiamo mezzi per progredire e la dispersione scolastica è un male ancora presente, e bisogna coniugare bene l’alternanza scuola-lavoro, che è scuola e non pallida idea di lavoro o perdita di tempo, illusione lavorativa.

Il secondo motivo per cui vi propongo questo testo è l’insistenza sul verbo ripetere, che dice anche la fatica di studiare, comprendere, approfondire fino all’ultima falda.

L’ignoranza, a tutti i livelli, non può andare al potere e non possiamo salire sulle cattedre del sentito dire o del pressapochismo.

Urge ritornare alle fonti per recuperare le radici. Così, e solo così, possiamo sperare in foglie e nuovi frutti.

Il terzo motivo della mia scelta è il comprendere che una vera scuola – scuola buona e non scuola alla buona! – mentre ci obbliga a stare sui libri in classe, ci invita anche ad uscire, magari sulle ali di un uccello, per intercettare la vita concreta: sabbia, acqua, alberi, scoglio…

Solo se la vita, con i suoi sorrisi e le sue ferite, entra nella scuola, la scuola prepara alla vita, che offre sempre di più in ferite, sorrisi e musica.

Buon anno a tutti e… Due e due quattro/Quattro e quattro otto/Otto e otto fanno sedici…/Ripetete! Dice il maestro.

 

Vi benedico

+ Giuseppe, Vescovo