È stato proprio così il pellegrinaggio giubilare vissuto ieri da circa 2 mila pellegrini della nostra diocesi. Il concetto è stato ribadito nell’omelia pomeridiana che il vescovo, mons. Giuseppe Giudice, ha tenuto durante la santa messa all’altare della Cattedra della basilica vaticana. Un giorno di gioia, di giubilo, per aver varcato la Porta Santa, per aver incontrato il successore di Pietro, papa Francesco, per aver vissuto un momento di fraternità e di vita diocesana molto intenso.

La giornata è stata faticosa. Da ogni angolo della diocesi i pellegrini sono partiti in pullman nel cuore della notte, qualcuno anche a mezzanotte. Sabato si festeggiavano anche i 50 anni della FISC, presenti a San Pietro alcuni referenti del giornale Insieme, che dedicherà ampio spazio al pellegrinaggio sul numero di maggio. Negli occhi delle persone l’emozione ha preso il sopravvento sulla stanchezza fisica quando il pontefice ha fatto il suo ingresso in piazza, a bordo della papamobile, dopo un’attesa durata alcune ore. Il vescovo di Roma ha riflettuto sul senso dell’elemosina, ricordando che «questo gesto non va svuotato del suo contenuto, della misericordia». L’elemosina, ha aggiunto, «presume sacrificio, implica un coinvolgimento con il povero». Ai genitori ha detto di «educare i figli ad essere generosi con quanti non hanno» e ai giovani ha ricordato di «essere sempre fedeli al battesimo con una coerente testimonianza di vita».

Al termine dell’udienza, i fedeli giunti dalle parrocchie dell’Agro si sono messi in fila per attraversare la Porta Santa, con loro il Vescovo. Alle 15 c’è stata la messa di ringraziamento presieduta da Monsignor Giudice che ha anche ricordato Sant’Alfonso: «Attraversando la Porta Santa non siamo stati soli». Vicino all’altare della Cattedra, infatti, c’è una statua del Dottore della Chiesa che riposa a Pagani. Il Vescovo ha poi augurato a tutti di «trasformare il vino delle nostre povertà – il Vangelo proclamato raccontava del primo miracolo di Gesù a Cana – in vino della grazia, questo è il nostro giubileo».

Salvatore D’Angelo