Messaggio per la Quaresima 2022 del vescovo mons. Giuseppe Giudice che si sofferma sulla parabola del Padre misericordioso. Il 2 marzo giornata di digiuno e preghiera per la pace
“Quaresima, il cammino più difficile”
Carissimi,
il CAMMINO SINODALE che stiamo percorrendo con le Chiese che sono in Italia, chiede di essere accompagnato, sostenuto e guidato innanzitutto dalla preghiera personale. E il tempo liturgico della Quaresima, stagione preparatoria alla Pasqua, è già di per sé una grande scuola di preghiera ed un invito pressante a riscoprire il dono e l’impegno della preghiera, soprattutto l’invocazione allo Spirito Santo, ben sapendo che nulla è possibile nella vita della Chiesa e nella nostra senza questo soffio, questa carezza, questo fuoco spirituale.
Al Messaggio per la prossima Quaresima, unisco l’invito a vivere, personalmente o in comunità, momenti di vera preghiera per accompagnare il CAMMINO SINODALE della nostra Chiesa.
Lo Spirito Santo, Maestro interiore, non farà mancare a nessuno di noi fantasia e creatività per vivere questi momenti e questa stagione ecclesiale.
Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre (Lc 15, 17-20).
La stagione liturgica della Quaresima si presenta come un cammino, una salita a Gerusalemme, città della Pasqua. E si può configurare, per ognuno di noi, come un passaggio e quindi una Pasqua, dalla terra dell’esilio alla patria della libertà, dall’ombra del peccato alla luce sfolgorante della grazia.
Ogni anno, nel tempo quaresimale che inizia con il Rito delle Ceneri, siamo spronati, passo dopo passo, a celebrare la nostra libertà, intonando insieme il canto dei redenti in Cristo.
Tre viaggi, o cammini, mi sembra di intravedere nella stupenda, e mai approfondita abbastanza, parabola dell’amore misericordioso che l’evangelista Luca riporta al capitolo 15, 11-32.
Il primo viaggio lo compie il figlio più giovane quando, chiesta la parte del suo patrimonio, partì per un paese lontano (Lc 15, 13).
Il secondo viaggio lo compie ancora il figlio più giovane quando, sperimentata la miseria, partì e si incamminò verso suo padre (Lc 15, 20).
Viaggio di andata e ritorno, e nel mezzo si consuma il dramma della libertà apparente, o malata.
Ma c’è un terzo viaggio, che ritengo il più difficile e che