Il Vescovo indica due segni da compiere nelle settimane che conducono al Natale

 

 

 

Preghiera della Serenità

Dio
dacci la forza
di accettare con serenità
le cose che non possono
essere cambiate,
il coraggio
di cambiare le cose
che vanno cambiate
e la saggezza
di distinguere le une dalle altre.

 

 

Attendere, voce del verbo sperare. Sperare, voce del verbo credere. Credere, voce del verbo amare.

Siamo ricondotti così, Sorelle e Fratelli, al cuore del nostro essere cristiani, nel cuore dell’inverno e dell’Avvento, chiamati a coniugare tutti i verbi dell’attesa per essere degni e pronti ad accogliere la Presenza come nuova e rinnovata Visita del Signore.

Come si attende, come si spera, come si ama e come si crede, lo chiediamo a Maria, Donna dell’Avvento e Madre della Speranza. Ella ci guiderà, attraverso i tornanti del cuore, fino a Betlemme e oltre, fino al Tabernacolo e dinanzi alla Carne dei poveri, briciole di Dio.

La Visitata dal Signore, Colei che ha saputo attendere nella notte del popolo di Israele, ci accompagnerà nelle visite di Avvento per aiutarci a distinguere, con gli occhi della fede, i veri poveri dai falsi poveri, i poveri materiali e spirituali.

Lei, la Speranzosa, ci ricorderà che il Venuto in quella notte, apparirà sulle nubi del cielo, rivestito di potenza e splendore, e ci insegnerà, come ci ricorda la Liturgia del tempo di Avvento, che “ora egli viene a noi in ogni uomo e ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno” (Prefazio Avvento I, A).

Mi permetto di suggerire qualche segno per risignificare il tempo dell’Avvento.

 

Un lume alla finestra

Accendiamo un lume alla finestra di ogni casa la sera del primo dicembre (inizio Avvento) e la sera della Vigilia di Natale. Così tutta la Diocesi si illuminerà e, nella preghiera della famiglia, vivremo l’attesa del Signore.

Un gesto prolungato di carità

Chiedo ad ogni famiglia – istituzione, gruppo, associazione o persona singola – di prendere in affidamento un povero. Accompagnando concretamente una persona che ha bisogno, preoccupandoci di tutto quello che gli serve, dall’inizio dell’Avvento fino all’Epifania, impariamo a non delegare. Chi vuole e ne ha la possibilità, può continuare a farlo anche dopo. È un gesto concreto, non episodico, per camminare insieme nella carità, un’occasione preziosa per farsi compagni di viaggio. Solo così sarà Natale, per tanti e anche per noi.

 

Vi benedico

+ Giuseppe, Vescovo

Nocera Inferiore, 25 novembre 2018

Solennità di Cristo Re