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Messaggio del Vescovo per la Quaresima 2014

Un bicchiere d’acqua (Mc 9,41)   [fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”]Stefano Di Stasio, San Francesco, nello Speco di Narni, tramuta l’acqua…

Un bicchiere d’acqua (Mc 9,41)

 

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San Francesco - Acqua in vino
Stefano Di Stasio, San Francesco, nello Speco di Narni, tramuta l’acqua in vino (2004), olio su tela. Terni, chiesa di Santa Maria della Pace.

Sorelle e Fratelli,

ancora una volta, per grazia di Dio, ci mettiamo in cammino come Chiesa in questo faticoso itinerario quaresimale che, passando per il deserto, approda alla Pasqua di Resurrezione.

E risentiamo la bella parola di Sant’Agostino che ci ripete: “Ma se non vogliamo morire assetati in questo deserto, beviamo la carità”. (Dal «Trattato sulla prima lettera di san Giovanni» di sant’Agostino, vescovo   (VII, 1. 7. 9; PL 35, 2029. 2032. 2033. 2034)

Invitati dal Messaggio di Papa Francesco a superare la miseria materiale, morale e spirituale, vogliamo sempre meglio accogliere l’invito del Signore che ci vuole poveri, cioè liberi e gioiosi, per correre spediti verso il sole di Pasqua.

Accogliere è il verbo che sta ritmando il nostro cammino di Chiesa, ma dobbiamo stare attenti che non diventi una semplice parola o uno slogan, messo da parte con la conclusione dell’Anno Pastorale.

La Chiesa, o è accogliente o non è.

Accogliere è il gesto che Dio compie verso di noi, poveri peccatori mendicanti e, solo dopo questo primo abbraccio, noi osiamo accogliere l’altro, ben sapendo di dover sempre fare memoria della misericordia che Dio ha usato verso di noi.

Segno di accoglienza diventi, quest’anno, secondo la Parola del Maestro (cf. Mc 9,41), un semplice bicchiere d’acqua.

Un bicchiere d’acqua è niente ed è tutto; è piccola e grande cosa; è gesto ma soprattutto stile: fatevelo dire da un assetato.

E dar da bere agli assetati è una delle opere di misericordia, che non dobbiamo mai dimenticare.

Anche Gesù ha chiesto ad una donna: dammi da bere (cf. Gv 4,7) e in croce ha ripetuto: ho sete (cf. Gv 19,28).

Gesù oggi ha ancora sete in tanti fratelli, e per questo motivo Madre Teresa, accanto ad ogni Crocifisso nella cappella, faceva scrivere: sitio – ho sete.

Un bicchiere d’acqua è un sorso di speranza, di gioia, di vangelo, di amicizia, di accoglienza, di incontro, di stupore.

Un bicchiere d’acqua è una carezza, una mano che stringe l’altra, uno sguardo complice, una telefonata, un messaggio, una visita ad un ammalato, un dire: ci sono io, ci sono sempre, coraggio, non temere!

Che le nostre famiglie e le parrocchie ridiventino, nel tempo quaresimale, case dell’acqua, dove ognuno può andare ad attingere a tutte le ore, secondo la propria sete, con recipienti differenti, ben sapendo che la sorgente continuerà a dare acqua, anche quando nessuno le dice grazie.

Andare alla fonte sapendo di poter attingere gratuitamente, sempre, senza vergogna, portando con sé non recipienti screpolati che perdono acqua, ma le nostre mani non solo come conche, ma soprattutto come canali.

Riscopriamo il silenzio, la preghiera, la meditazione, la riconciliazione e la brezza dello Spirito ed allora, solo allora, sentiremo Gesù che ripete:

Se qualcuno ha sete, venga a me e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. (Gv 7,37-38)

In Quaresima, affinché sia Pasqua e sia una Pasqua di gioia, offriamo un bicchiere d’acqua e accoglieremo il Maestro che ci ripete: l’avete fatto a me! (Mt 25,40)

Vi benedico
† Giuseppe, Vescovo

Nocera Inferiore, 11 febbraio 2014
Apparizione della Madonna di Lourdes

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