
Messaggio alla Processione di Cristo Morto
Venerdì Santo 6 aprile 2012
Messaggio Processione Cristo Morto – Nocera Inferiore
Alziamo gli occhi verso la Croce, dove pende illanguidito e dissanguato il Figlio di Dio.
Il cuore trema e si chiede: chi è stato?
La prima risposta mi sembra raccoglierla dalla voce di una mamma che, quasi per giustificarsi, dice al suo bambino: gli uomini cattivi hanno ucciso Gesù; pensando agli uomini come ad una categoria distante, come quando noi pronunciamo la parola “gente”.
La risposta può essere vera, ma non ci convince.
Chi è stato?
Attingendo alla tradizione mistica e popolare, la seconda risposta sembra salire da un antico canto della Passione: sono stato io l’ingrato, Gesù mio, perdon pietà!
Ed ancora: sono stati i miei peccati, Gesù mio, perdon pietà!
Ma ci accorgiamo che anche questa risposta, pur se vera, è ancora un risposta parziale.
Chi è stato?
Qui dinanzi al Crocifisso, la domanda si fa più profonda e va ad attingere alla Sacra Pagina e alla meditazione teologica, mentre continua ad interrogare la coscienza di ogni uomo.
Allora, chi è stato?
La risposta più vera è: il suo amore. È morto per il suo amore. È in croce inchiodato dall’amore.
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito” (Gv 3,16).
Ed ancora “per questo il Padre mi ama; perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo” (Gv 10,17).
Pur nell’intreccio delle diverse situazioni e responsabilità umane, la Croce è frutto dell’amore smisurato di Dio, che cozza con il pensiero dell’uomo.
La Parola apre uno spiraglio sul cuore stesso di Dio, che si offre e dona il suo Figlio; per cui ci accorgiamo che, mentre tutte le altre risposte sono parziali, la risposta più vera è molto profonda: Dio stesso, il Padre, l’Amore, è coinvolto nella storia di sofferenza e di Croce del Figlio.
Ai piedi della Croce, ogni uomo può ripetere: si è donato per me, ha dato la vita per me, proprio mentre io ero lontano da Lui.
Dinanzi alla sua Croce, in questo Venerdì Santo della storia, ci sembra di risentire le parole che la liturgia mettere sulle labbra della Vergine:
o voi che passate per la via, considerate se c’è un dolore simile al mio!
Nel cuore della Vergine fa grumo e si raggruma ogni dolore dell’uomo.
Nel suo pianto, il nostro pianto è raccolto.
Nel suo dolore, il nostro dolore è compreso.
Nella sua fede, trova rifugio la nostra fede.
O voi che passate per la via … distratti, indifferenti, di corsa, … considerate, meditate!
Considerate che Egli, l’uomo della Croce e del dolore, ci può passare accanto anche attraverso una processione con il suo simulacro e noi, tutti indaffarati a preparare la Pasqua, forse non ce ne accorgiamo.
Ed è sempre il pianto di una Madre, quasi eco del pianto di tante madri, che può strapparci all’indifferenza e riportarci alla realtà delle cose vere, quelle che non passano, quelle che fanno da fondamento alla nostra vita.
Accogliendo tra le nostre braccia, come Maria ai piedi della Croce, il Figlio deposto come un seme, torniamo a casa portandoci dentro il seme della speranza e, per questo nonostante la notte, osiamo pregare:
“Dove tu, Signore Gesù l’innocente, sei stato accusato;
il giusto, sei stato giudicato;
il santo, sei stato condannato,
Figlio dell’uomo, sei stato torturato, crocifisso e messo a morte;
Figlio di Dio, sei stato bestemmiato, schernito, rinnegato;
tu, la Luce, hai conosciuto le tenebre;
tu, il Re, sei stato innalzato su una croce;
tu, la Vita, hai subito la morte, sei risorto a vita.
Noi facciamo memoria di te, Signore Gesù.
Qui, Signore Gesù la tua passione è stata offerta, prevista, accettata, voluta;
è stata sacrificio: e tu Vittima e Sacerdote.
Qui, la tua morte fu l’espressione, la misura del peccato umano, fu l’olocausto
del più grande degli eroismi, il prezzo offerto alla giustizia divina, la prova del supremo amore.
Qui duellarono vita e morte,
qui tu vincesti, o Cristo,
morto per noi e per noi risorto.
Eccoci Signore Gesù, siamo venuti
come i colpevoli ritornano al luogo del delitto;
siamo venuti come colui che ti ha seguito,
ma che ti ha anche tradito;
fedeli, infedeli, quante volte lo siamo stati;
siamo venuti per proclamare il misterioso legame
fra i nostri peccati e la tua passione: opera nostra, opera Tua;
siamo venuti per batterci il petto, per chiederti perdono,
per implorale la tua misericordia;
siamo venuti perché sappiamo che puoi, che vuoi perdonarci.
Perché hai espiato per noi:
sei la nostra redenzione, la nostra speranza.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo: perdonaci Signore”
(Paolo VI).