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Anniversario di Episcopato di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Gioacchino Illiano

Liturgia della Parola: 1Sam 16,1b.4a.5b-13a Dal Salmo 88 (89) Col 1,24-29 Gv 15,9-17 Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Eccellenze, Sorelle e Fratelli, carissimi Presbiteri, Diaconi, Religiose e…

Omelia 25° Mons. IllianoLiturgia della Parola:
1Sam 16,1b.4a.5b-13a
Dal Salmo 88 (89)
Col 1,24-29
Gv 15,9-17

Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Eccellenze, Sorelle e Fratelli, carissimi Presbiteri, Diaconi, Religiose e Religiosi, Seminaristi, Eccellenza Padre Gioacchino,

questa sera la Chiesa di Nocera Inferiore – Sarno è stata convocata dal vescovo Giuseppe intorno all’altare di san Prisco per fare memoria grata del XXV anniversario della Sua Ordinazione episcopale.

Pur consapevoli dell’ora presente, sempre segnata da incertezze e fragilità, noi, sorretti dalla fede, siamo nella gioia, ed entriamo con gioia nella casa del Signore. Siamo intorno all’altare come Chiesa adunata e attingiamo abbondantemente dalla mensa della Parola e del Pane per imparare dall’altare a dire grazie e a vivere la dimensione della gratitudine come un luogo teologico, cioè un ambiente vitale dove Dio stesso educa il suo popolo.

La Parola e il Pane non ci fanno però mai dimenticare i Poveri, cioè tutte quelle sorelle e quei fratelli ai quali siamo mandati e verso i quali siamo sempre debitori del Vangelo della speranza.

Si, sorelle e fratelli, questa sera noi ripresentiamo a Dio Padre, come avviene in ogni messa, il Figlio Gesù Cristo – il Grazie sostanziale – attraverso di Lui sale a Dio il nostro ‘Amen’ per la sua gloria (2Cor 1,20), e per Cristo, con Cristo e in Cristo, sostenuti dal soffio leggero dello Spirito Santo, osiamo dire grazie per la vita e il ministero del nostro fratello e padre Gioacchino, abbondantemente offerti alla santa Chiesa che è pellegrina in Nocera Inferiore – Sarno.

Per non smarrirci e per non dire parole nostre, ci facciamo accompagnare dalla Parola, che è lampada per i nostri passi (salmo 118) e, in filigrana, direi quasi in ginocchio dinanzi alla lampada eucaristica, rileggiamo nella Parola la vita e la vocazione del nostro Pastore.

… l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore

Lo sguardo di Gesù, nel quale si riflette con chiarezza tutto lo sguardo di Dio, si posasul nostro fratello Gioacchino con il dono della vita il 27 luglio 1935 a Bacoli (Napoli). Il Signore guarda il cuore, che educa attraverso le mani dei genitori e dei tanti educatori, segni visibili del Risorto, a cui oggi va la gratitudine del cuore e dell’esistenza.

Il Signore vede il cuore e, secondo la testimonianza del profeta Samuele, che non si mette a tavola prima che il più piccolo non sia arrivato, il Signore attende la nostra maturazione nel tempo; Egli fa crescere il germe della vocazione e il 2 luglio 1961, il nostro fratello Gioacchino è invitato a sedersi da sacerdote alla tavola eucaristica.

Disse il Signore: Alzati ed ungilo: è lui! E lo Spirito del Signore irruppe su di lui da quel giorno in poi.

Parafrasando le parole del salmista, possiamo ripetere:
Ho trovato Gioacchino, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.
È un amore edificato per sempre.
Ho stretto un’alleanza con il mio eletto.
Si, canterò in eterno l’amore del Signore.
Si, sorelle e fratelli, in aeternum Domini misericordias cantabo!

Alzati ed ungilo: è lui!

E il nostro fratello Gioacchino dal 7 ottobre 1961 all’8 agosto 1987 è parroco della parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Siano. Nel tempo in cui la Chiesa ritorna alla sorgente, al Cenacolo e alla Croce, per rinnovarsi con il Vaticano II, don Gioacchino vive l’esaltante ministero di Parroco per costruire la Chiesa bella del Concilio.

Ed è sempre lo sguardo di Dio, che mai viene meno, che gli permette di essere pastore attento, docile e fedele alla chiamata. Quello sguardo di Dio che continua, accompagna, protegge, sceglie ancora e dona e chiede sempre di più. È uno sguardo vocazionale che, una volta raggiunto non si allontana dal cuore dell’eletto, se non per una non corrispondenza da parte del chiamato.

L’8 agosto 1987, il santo Padre, il Beato Giovanni Paolo II, sceglie proprio don Gioacchino quale nuovo Pastore della Chiesa di Nocera Inferiore – Sarno, ed egli, dalle mani del compianto mons. Grimaldi, è ordinato Vescovo, nella cattedrale di Salerno il 3 ottobre 1987; 52° vescovo sulla cattedra di San Prisco.

Sono le parole dell’Apostolo che ci aiutano a sintetizzare in modo mirabile il ministero del nostro vescovo Gioacchino:
Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.
… Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da Lui e che agisce in me con potenza …
È Paolo, è Gioacchino, è ogni Vescovo, divenuto ministro, ma in fondo è sempre l’eco della voce del Pastore Grande, l’Unico Pastore, che ripete: sono lieto/sopporto/do compimento/ministro della Parola/testimone della gloriosa ricchezza: Cristo in voi, speranza della gloria/annuncio/ammonisco/istruisco/per rendere ogni uomo perfetto in Cristo/mi affatico e lotto/con la forza che viene da Lui e che agisce in me con potenza …
solo e soltanto per completare ciò che manca, non in Lui che è perfetto, ma nella mia carne, a favore del Suo corpo che è la Chiesa, amata e sempre da amare.

Grazie, padre Gioacchino, che per 24 anni siete stato fedele a questo mandato, sostenuto dall’Ut unum Sint di Cristo, senza mai distogliere lo sguardo dal Maestro!
Stasera semplicemente vi ringraziamo, mentre come Comunità diocesana avremoancora modo di leggere in profondità le opere e i giorni del vostro ministero, che rimane scolpito nelle fibre di questa Chiesa locale.

Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena …

Ed ancora, a piedi nudi, dinanzi alla lampada eucaristica, alla luce di quel lume che sempre rischiara la nostra vita, noi ci chiediamo: donde la gioia?
Vos dixi amicos!
Gesù ce ne indica la sorgente: vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Amicizia, cioè confidenza del cuore e della vita nella totalità dell’essere. Ed è Lui, il Signore, a sceglierci come amici. Non siamo noi a dire che siamo amici del Signore; ma è Lui, il Risorto, che si presenta come nostro amico. Tutti i segreti del Padre, tutto ciò che dall’eternità egli ha udito dal Padre, lo comunica a noi, suoi amici, nel tempo del ministero.
Come è bella la parola dell’evangelista Giovanni, che viene a smorzare ogni dubbio e a collocarci nell’onda della volontà di Dio:
non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.

Si, carissimo Padre, dopo il tempo del vostro andare, ora il frutto rimane nei sacerdoti, che stasera vi fanno corona; e, in modo particolare, in quelli da voi ordinati; rimane il frutto nei diaconi e nei diaconi permanenti, nei religiosi e nelle religiose, in tutti i fedeli laici, presenti con doni e carismi per essere fermento sul territorio, variegato e tante volte difficile, della diocesi.

Rimane il frutto nelle tante opere ed iniziative; nei tanti gesti ed attenzioni; rimane negli scritti e nelle parole, nel Sinodo, con la certezza evangelica che uno semina e un altro raccoglie (Gv 4,37).
Rimane il frutto nell’amicizia episcopale e nei solchi di una spiritualità, che ancora oggi attinge al carisma di Chiara Lubich.

Rimane il frutto nella preghiera che oggi ancora vi chiediamo per questa Chiesa e che voglio esprimere con le parole di un grande padre della Chiesa, il compianto Cardinale Carlo Maria Martini:
“… la continuità della testimonianza al messaggio della grazia di Dio costituisce il filo rosso del servizio di un vescovo anche nel passaggio da vescovo residenziale a vescovo emerito. Un vescovo emerito non ha certamente più alcuna responsabilità amministrativa e decisionale, ma mantiene uno strettissimo legame e una grave responsabilità davanti a Dio verso tutti coloro che gli sono stati affidati, a cui ha consacrato la sua vita e dai quali non potrà mai distaccarsi spiritualmente. Per questo un vescovo emerito continua a sentire come sue le gioie, le prove, le tentazioni, gli interrogativi che toccano la vita di quella porzione di popolo che rimane pur sempre la sua Chiesa, come pure i problemi di tutte le persone che in questo territorio cercano con sofferenza e con cuore sincero la verità e la giustizia. Un vescovo rimane legato a tutte queste persone soprattutto con il ministero dell’intercessione. Anzi vorrei dire che una certa distanza, anche fisica, dagli eventi e dalle urgenze quotidiane permetterà al vescovo emerito di abbracciare con più calma e con uno sguardo più ampio la totalità delle situazioni, delle persone, delle biografie, godendo con chi cammina sereno per la via della verità, soffrendo con chi è nell’oscurità e nel dolore, sentendosi partecipe della ricerca di chi vuole più luce … sento che il servizio dell’intercessione è in piena continuità con la testimonianza che ho cercato di dare in questi anni” (Duomo di Milano 8/9/2002).

Eccellenza, grazie per questa preghiera di intercessione, che Lei ci sta donando.

Continui a pregare per me, pastore di questa Chiesa che fu Sua, per la sua famiglia, e per questa Chiesa tutta con la consapevolezza che, all’altare del Signore insieme a Maria, Mater unitatis, a san Prisco, sant’Alfonso M. de’ Liguori, i nostri santi Protettori e i Beati, saremo sempre un cuor solo ed un’anima sola.

Sorelle e fratelli,
sorretti dall’amabilità del santo Padre Benedetto XVI, attraversiamo insieme la Porta della Fede, avendo nel cuore la lampada della Fede – Lucerna eius est Agnus – sua lampada è l’Agnello (Ap 21,23) – mentre ci facciamo accompagnare dalle parole del Papa Buono, il beato Giovanni XXIII:
“L’avviarsi del Concilio sarà come un novello mattino di Pasqua, tutto irradiato dal volto santo, dalle parole dolcissime del Risorto: Pace a Voi; sarà come una novella Pentecoste, da cui riprenderanno vigore le energie apostoliche e missionarie della Chiesa in tutta la estensione del suo mandato e del suo giovanile ardore …
È ancora Pietro, nel suo più recente ed umile successore, che attorniato da immensa corona di vescovi si dispone, trepidante e fiducioso, a parlare alle moltitudini. La sua parola vien su dal fondo di venti secoli, e non è sua: è di Gesù Cristo, Verbo del Padre e Redentore di tutte le genti …” (Giovanni XXIII, notte del sabato santo 1962)

Amen, Alleluja!

Nocera Inferiore, 3 ottobre 2012

+ Giuseppe, Vescovo

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