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Angri, don Mancuso rilegge la figura di san Giuseppe

Don Antonio Mancuso ha promosso un ciclo di incontri per approfondire la Lettera Apostolica “Patris corde” e riscoprire il protagonismo di san Giuseppe nella storia della salvezza.

L’8 dicembre 1870 papa Pio IX nel decreto «Quemadmodum Deus» affida la Chiesa alla protezione di San Giuseppe e lo proclama «Patrono della Chiesa universale». Al compiersi dei 150 anni da questa dichiarazione, papa Francesco accende di nuovo i riflettori su questa straordinaria figura con l’indizione dell’Anno di San Giuseppe.

“Con cuore di padre”

Per approfondire la vita del padre di Gesù, don Antonio Mancuso, a cui è affidata la comunità parrocchiale  Santa Maria del Carmine e della Santissima Annunziata di Angri, ha proposto ai fedeli un percorso di preghiera e approfondimento della Lettera Apostolica Patris corde – Con cuore di Padre. I nove incontri, iniziati lo scorso 10 marzo, presso la Chiesa della SS. Annunziata sono cominciati con un canto semplice, in onore di San Giuseppe, che il parroco ha voluto insegnare a tutta l’assemblea. 

Nella Lettera Apostolica il Papa definisce san Giuseppe «padre amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra…». L’uomo che con il suo ha dato inizio a tutta la storia della salvezza ed ha rinunciato a se stesso per amore di Dio.

Il ruolo di san Giuseppe

Per il popolo cristiano la figura di Giuseppe non sempre risplende della luce che merita; “offuscato” giustamente dalla presenza di Maria e da Gesù, il suo ruolo è comunque fondamentale. Il suo esempio di vita potrebbe essere di aiuto agli uomini di oggi, ai papà di oggi. Un uomo comune, semplice e buono che ha combattuto contro la sua umanità per accettare la missione che la Provvidenza gli ha affidato, superando tutte le paure e i pregiudizi che avrebbero paralizzato chiunque.

I Vangeli ci raccontano di un uomo giusto e obbediente, un papà e uno sposo che ha assicurato piena cura alla sua famiglia. Una figura, quella di Giuseppe, che ci richiama alle nostre responsabilità civili e spirituali. Giuseppe ascolta la voce di Dio seguendone la Parola e anche quando è costretto a fare i conti con disagi e difficoltà si affida sempre e comunque alle mani del Signore.

Egli ha fede

Quella fede che non è un rifugio; non priva la sua vita di prove ma dona coraggio per affrontare le difficoltà. Per Giuseppe non è stato certamente facile difendere l’incolumità di Gesù, farlo crescere nella serenità di un villaggio, in mezzo alle vicende della storia. Eppure Gesù cresceva in sapienza, età e grazia.

La sua figura ci incoraggia a “riscoprire il valore del silenzio, della prudenza e della lealtà nel compiere i propri doveri”, soprattutto in questo periodo di pandemia, in cui si deve sempre avere una particolare attenzione per chi soffre. Nella Lettera Apostolica, in merito al Covid-19, papa Francesco ci aiuta a comprendere l’importanza delle persone comuni, quelle che, lontane dalla ribalta, esercitano ogni giorno pazienza e infondono speranza, seminando corresponsabilità. Proprio come san Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta. Eppure, il suo è un protagonismo senza pari nella storia della cristianità. 

Carmelina Pace

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